IL PULCINO
Il 28 agosto 1963 alle ore 12.55 Martin Luther King pronunciò il suo notissimo discorso “I have a dream” davanti ad una folla immensa, accalcata al Lincoln Memorial di Washington, al termine della celeberrima "marcia per il lavoro e la libertà" organizzata per sostenere la causa dei diritti civili. Il reverendo Martin Luther King fu assassinato a Memphis il 4 aprile 1968. Era un americano, nero. Anch’io ebbi un sogno mercoledì 28 agosto 1963 alle ore 12.55, si trattava della visione di una gabbietta con sette pulcini bianchissimi e bellissimi, con la peluria leggera, morbida e sottile come la rete a maglie di ferro ossidato della piccola voliera che li conteneva. Tutt’intorno, nella quasi oscurità di quella che sembrava una cantina, regnava soltanto il respiro stantio della polvere, deposta sopra i mobili di legno tarlato e sulle ragnatele che nessuno rimuoveva da tempo indefinito. Mi trovavo a Casarsa della Delizia , a casa della zia di mia mamma, nella cantina - chiamiamola così per decenza - dove si conservava un’accozzaglia di cose e cianfrusaglie di ogni genere, damigiane di vino irreparabilmente andato a male, attrezzi da lavoro deteriorati, bauli pieni di robaccia, vasi di sottaceti scaduti da anni, incartamenti avvizziti di notai, avvocati e tribunali, bisacce militari incartapecorite ed anche pulcini, vivi. Nel 1963 avevo quattro anni, carne fresca da asilo infantile, pronta per essere riempita delle severe, ma a loro modo affettuose, attenzioni delle suore, educatrici scrupolose e sorveglianti zelanti dell’epoca. In agosto l’asilo chiudeva i battenti, ovviamente, e per qualche giorno fui affidato alle cure della zia della mamma. Di quei giorni non ho nessun ricordo, se non quello della gabbietta con i sette pulcini. La rapacità è una delle caratteristiche più tipiche degli esseri umani, dediti da più di tre milioni e seicentomila anni , questa la stima della paleoantropologia sulla presenza di ominidi sulla Terra, alla propria sopravvivenza e alla repressione di chiunque e di qualsiasi cosa si frapponga tra noi e il nostro piacere, il cui concetto non è granitico, ma muta nelle epoche, nelle culture, nei gruppi, alle diverse latitudini e longitudini, nelle circostanze in cui si trova l’organismo con il suo sistema integrato e anche dall’aspetto neurofisiologico di quello stesso organismo. Lo spiega efficacemente Henry Laborit nel suo libro “Elogio della fuga” del 1976. Laborit lavorò lungamente negli ospedali della marina militare francese, concentrando le proprie ricerche scientifiche nell'ambito della neurobiologia e della neurofisiologia. Si deve a Laborit l'introduzione della clorpromazina, che nel 1952 fu il primo farmaco neurolettico usato per il trattamento della schizofrenia. Egli parte da premesse già sostenute da numerosi biologi: se lo scopo ultimo di qualunque specie vivente è quella di sopravvivere e di perpetuare sé stessa, anche l’uomo non può sfuggire a questo imperativo biologico. Facciamo parte, dichiara Laborit, di quello sparuto gruppo di organismi che sono sopravvissuti dalla nascita della vita su questo pianeta e, se ciò è stato possibile, è perché, come del resto gli altri organismi, che come noi sono presenti attualmente sulla terra, siamo riusciti a reagire all’ambiente in modo concreto. Laborit ribadisce che la funzione essenziale del sistema nervoso di tutti gli animali è quella di fornire loro la possibilità di agire rispetto all’ambiente circostante in modo da garantire la sopravvivenza. La zia di mia mamma si prendeva cura di me anche quel mercoledì nella cantina, mi insegnava, senza troppe complesse teorie, ma attraverso la pratica induttiva, che gli esseri viventi possono e devono morire, per il nostro piacere. Aprire la gabbietta era veramente semplice e la mano della zia della mamma mi aiutava, comunque, nell’operazione di apertura. Mi disse di prendere un pulcino alla volta e stringerlo tra le mani per percepirne completamente il calore e la morbidezza della peluria. Mi invitò a stringere sempre più l’animaletto per sentire sui polpastrelli il battito del cuoricino, stringere fino a sospendere definitivamente quel battito e ascoltare in silenzio la morte arrivare dentro la cantina e mescolarsi alla polvere e all’umidità rafferma. Così feci, come da indicazioni ricevute di persona adulta, con sei di quei pulcini morbidissimi, profumatissimi e bianchissimi. Il settimo pulcino mi ricordò straordinariamente Calimero, un personaggio dell'animazione pubblicitaria italiana, un pulcino piccolo e nero, che apparve per la prima volta nel 1963 nel Carosello - inserzione pubblicitaria televisiva molto in voga all’epoca - di una società che produceva detersivi per lavatrice. Calimero, essendo caduto nella fuliggine, si sporca, diventa nero e non viene più riconosciuto dalla madre; vive qualche piccola avventura, nella quale rimane sempre colpito negativamente, ma grazie al detersivo pubblicizzato torna ad essere bianco, lindo e contento. Quindi, pensai, Calimero potrebbe essere, anzi era questo pulcino e smisi di stringere la mano attorno al suo corpicino. Il suo cuoricino batteva all’impazzata e io sentivo distintamente la musichetta del Carosello e la vocina di Calimero che mi raccontava il sogno di rivedere la mamma e da lei essere riconosciuto. Gli bastava solo questo. Lo rimisi nella gabbietta e scappai in fretta senza girarmi a guardare la zia della mamma. Il pulcino che sogna si salvò, perché mi rivelò il suo sogno tramite il suo alter ego Calimero. Dimenticai questo episodio quel giorno stesso. I ricordi, ci spiega Henry Laborit, possono essere classificati come piacevoli o spiacevoli, dove i due termini significano esperienze in grado di mantenere la struttura dell’organismo o pericolose per la sua sopravvivenza. Le esperienze piacevoli, così, verranno ricercate, quelle spiacevoli accuratamente evitate. La corteccia cerebrale, particolarmente sviluppata nell’uomo, al quale permette di anticipare, attraverso costruzioni immaginarie, il risultato delle azioni e pertanto di ideare strategie che consentano un comportamento prevedibilmente gratificante o evitino uno stimolo nocicettivo . Qualcuno avrebbe dovuto informare il reverendo Martin Luther King che avrebbe potuto essere lavato con il prodotto che pubblicizzava Calimero e, forse, ridivenuto americano bianchissimo, non sarebbe stato assassinato. Il sogno è vagheggiamento della fantasia, esperienza vissuta al di fuori della coscienza, il sogno è la realizzazione allucinatoria durante il sonno di un desiderio rimasto inesaudito durante la vita diurna. |
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