Scegliere di non votare è una decisione personale e legittima. Tuttavia, quando un pubblico ufficiale invita all'astensione, si entra in un territorio giuridicamente delicato. Secondo l'articolo 98 del Testo Unico delle leggi elettorali, chiunque ricopra una carica pubblica e cerchi di "costringere" o anche solo "indurre" all'astensione è punibile con la reclusione da sei mesi a tre anni . Dalla Gazzetta Ufficiale
Recentemente, dichiarazioni di figure istituzionali come il presidente del Senato, Ignazio La Russa, e altri esponenti politici, che hanno espresso pubblicamente l'intenzione di promuovere l'astensione ai referendum dell'8 e 9 giugno, hanno sollevato interrogativi sulla conformità di tali affermazioni alla normativa vigente . È importante ricordare che la legge mira a garantire la libertà e la segretezza del voto, proteggendo l'elettore da pressioni indebite, specialmente da parte di coloro che detengono posizioni di potere. Pertanto, mentre il dibattito politico è essenziale in una democrazia, è fondamentale che esso si svolga nel rispetto delle regole stabilite per tutelare l'integrità del processo elettorale.
0 Commenti
Un gruppo di giuristi ha presentato un ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo contro lo Stato italiano per la mancata attuazione del referendum del 2011, che sanciva in modo chiaro e inequivocabile la volontà popolare di considerare l’acqua un bene pubblico, fuori da ogni logica di profitto. Nonostante il 95% dei votanti si fosse espresso a favore della gestione pubblica e non lucrativa, lo Stato ha di fatto ignorato l’esito del referendum, permettendo invece pratiche che hanno generato ingenti profitti per i gestori privati. Nel ricorso (oltre 2.000 pagine), i giuristi denunciano non solo l’aumento delle tariffe e il peggioramento delle condizioni di vita, ma anche la violazione dell’articolo 14 della Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo. Secondo il Forum dei movimenti per l’acqua, a fronte di 13,8 miliardi di euro di investimenti pubblici previsti entro il 2049, i gestori otterranno utili netti per 4,6 miliardi di euro. Una cifra che rende evidente l’inaccettabile mercificazione di un bene essenziale come l’acqua, il cui sfruttamento economico appare non solo ingiusto, ma profondamente riprovevole. Leggi l'articolo qui: https://www.lindipendente.online/2025/05/19/mancato-rispetto-dei-referendum-per-lacqua-pubblica-presentato-ricorso-alla-cedu/ Donald Trump la chiama “una soluzione positiva per Gaza”. Israele la chiama “fase operativa”. Insieme costruiscono una nuova Nakba. Mentre i carri armati dell’operazione “Carri di Gedeone” avanzano nella Striscia, radendo al suolo ciò che resta di Rafah, il presidente Usa tornato alla Casa Bianca lavora a un piano di deportazione di massa: un milione di palestinesi da trasferire in Libia.
Secondo la Nbc News, in cambio dell’accoglienza forzata, Trump sarebbe pronto a sbloccare miliardi di dollari dei fondi libici congelati da Washington. È un baratto tra esilio e denaro. Nessun governo libico ha confermato. Nessuna autorità palestinese è stata consultata. Nessun trattato internazionale lo giustifica. La terza fase della guerra israeliana – dopo lo sterminio e lo sfollamento – è già in corso: la distruzione sistematica delle città per impedire qualsiasi ritorno. Israele ha già cancellato oltre 60mila edifici. Gaza è ridotta al 31% del suo patrimonio abitativo. E Trump, intanto, promette “buone notizie per giugno”. Ma non basta. Per spostare un milione di persone servirebbero 1.173 voli su Airbus A380, o migliaia di viaggi via mare e terra. A Gaza non c’è un aeroporto. E l’Egitto, che dovrebbe concedere il transito, tace. Anche la Libia – divisa, instabile, ostile – respinge l’ipotesi. L’intero mondo arabo, al vertice di Baghdad, ha ribadito il rifiuto di qualsiasi piano di espulsione. Trump non cerca soluzioni, cerca territori da vendere. Gli sfollati non sono più civili: sono numeri da dislocare. E Gaza diventa uno spazio vuoto da riassegnare. Così, mentre Netanyahu devasta, Trump negozia. Con chi? Per cosa? Non importa. Importa solo che, anche stavolta, il mondo guardi altrove. In silenzio. CRISI IN REGIONE, FURIO HONSELL (OPEN): FEDRIGA APRA GLI OCCHI, LA SANITÀ È IL VERO NODO
“È molto strana la reazione che ha aperto la grave crisi politica di #maggioranza oggi in #RegioneFVG. Il ministro per i rapporti con il Parlamento #Ciriani ha solamente dichiarato quanto ormai è sulla bocca di quasi tutti e non voleva arrivare ultimo, ovvero che la #sanità in Regione FVG manca di programmazione seria e da anni è fatta di annunci e di foto opportunities per l'Assessore #Riccardi. Se qualcuno doveva rimettere le deleghe non erano certo gli assessori al bilancio, agricoltura ed enti locali. Le recenti manifestazioni di profondo scontento sulla sanità non riguardano solo Pordenone. Ci sono state manifestazioni di massa contro l'assenza di chiara programmazione sanitaria a Latisana, Trieste, Tolmezzo, ecc. Speriamo #Fedriga abbia finalmente aperto gli occhi dopo che il messaggio è arrivato anche da un Ministro del governo amico." Così si è espresso #FurioHonsell, Consigliere Regionale di #OpenSinistraFVG. L’aggiornamento delle immagini di Google Earth, datato dicembre 2024, documenta in modo inequivocabile la distruzione sistematica della Striscia di Gaza dopo oltre un anno di bombardamenti israeliani. I confronti tra le fotografie satellitari dell’agosto 2023 e quelle più recenti offrono un drammatico "prima e dopo" che sostituisce la retorica con la realtà visibile: città rase al suolo, luoghi simbolo della cultura, della salute e della vita quotidiana cancellati.
L’Ospedale Al Shifa, un tempo fulcro della sanità gazawi, è oggi inutilizzabile. Lo stesso destino è toccato alla Grande Moschea Omari, alla biblioteca culturale Rashad Shawa, al centro artistico Gaza Arts and Crafts Village, e allo storico Palestine Stadium, oggi sede di un campo di detenzione. Anche i luoghi della quotidianità e della memoria sono stati distrutti: la Piazza del milite ignoto, parco simbolico della resistenza; l’università Al-Quds di Khan Yunis, trasformata temporaneamente in base militare e poi rasa al suolo; la palestra femminile Al-Mashtal Club, cuore del progetto "Gaza Boxing Women"; il mercato del campo profughi di Jabaliya, uno dei primi obiettivi colpiti, e le scuole del campo, dove la devastazione simboleggia la perdita irreparabile dell’infanzia. Infine, l’immagine di un piccolo parco chiamato “Our Rest” – ora ridotto a macerie – diventa simbolo amaro di una terra in cui il riposo, oggi, è solo eterno. In un clima di silenzio europeo e complicità internazionale, questo aggiornamento "involontario" di Google Earth si somma alle testimonianze dei giornalisti locali e ai social media, documentando un crimine visibile dallo spazio. È un monito al mondo che ha dimenticato il prima e accetta passivamente il dopo. Di fronte a queste immagini – fredde, silenziose, ma più eloquenti di mille parole – provo una tristezza che toglie il fiato. Ogni edificio distrutto, ogni scuola sbriciolata, ogni parco annientato racconta una vita interrotta, un sogno infranto, un bambino che non c’è più. Ma alla tristezza si affianca una rabbia feroce, perché tutto questo non è frutto del caso, ma il risultato diretto di decisioni militari, di volontà politiche, di un progetto di annientamento. E mentre Gaza brucia, l’Europa tace. Le istituzioni internazionali voltano lo sguardo, complici nella loro inerzia. È insopportabile vedere chi ha il potere di intervenire restare immobile, come se la distruzione sistematica di un popolo potesse essere archiviata tra le inevitabili "conseguenze collaterali" della storia. Io non riesco – e non voglio – abituarmi a questo orrore. Non possiamo permetterci di essere spettatori. Ogni maceria è un atto d'accusa anche contro di noi, che troppo spesso ci limitiamo a guardare. Leggi l'articolo qui: https://www.lindipendente.online/2025/05/13/la-devastazione-di-gaza-vista-attraverso-le-immagini-di-google-earth/ 9 maggio: “L’Ultimo giorno di Gaza” – La parola contro il silenzio delle armi Oggi, 9 maggio, mentre l’Europa celebra la propria unificazione, la società civile italiana e internazionale si mobilita per un’altra causa urgente: fermare il genocidio in corso nella Striscia di Gaza. Con l’operazione Gaza Last Day – L’Ultimo Giorno di Gaza, centinaia di persone si sono date appuntamento nelle piazze, nei teatri, nelle scuole e sul web per chiedere la fine di una strage che si sta consumando sotto gli occhi del mondo. Dietro l’iniziativa, nomi noti del panorama culturale italiano – tra cui Paola Caridi, Tommaso Montanari, Claudia Durastanti – e una lunga lista di associazioni e collettivi (ARCI, Fabbrica GKN, CSD Peppino Impastato…). L’appello è chiaro: “Non possiamo restare in silenzio. Usiamo la rete, le parole, la presenza per dare voce a chi è stato ridotto al silenzio dalle bombe, dalla fame, dalla sete”. Attraverso gli hashtag #gazalastday e #ultimogiornodigaza, la protesta si è fatta anche digitale, coinvolgendo artisti, intellettuali e cittadini comuni. La parola diventa gesto politico, memoria viva, atto di resistenza. Un grido condiviso: fermare il massacro e chiedere conto alle istituzioni che, invece di condannare, continuano a finanziare la guerra e il suo orrore. Il 9 maggio è diventato così un giorno di consapevolezza collettiva: una presa di posizione etica prima che politica. Non possiamo più permetterci di essere spettatori. Come scrivono gli organizzatori: “Siamo noi. Noi europei. A noi verrà chiesto conto della loro morte. Perché a compiere la strage è un nostro alleato.” Anche in Spagna, a Madrid, si scende in piazza: la società civile chiede lo stop immediato al commercio di armi con Israele, dopo che sono state rese pubbliche 134 operazioni tra aziende israeliane e il governo spagnolo dal 7 ottobre 2023. Un altro segnale che la coscienza europea, forse, si sta svegliando. “Guardarci negli occhi, e riconoscerci per quello che siamo. Umani.” Questo è il vero appello del 9 maggio. Un richiamo alla dignità, alla giustizia, alla pace. Che è, in fondo, anche un dovere della parola poetica. Leggi l'articolo completo qui: https://www.lindipendente.online/2025/05/09/oggi-e-lultimo-giorno-di-gaza-mobilitazioni-in-tutta-italia-contro-il-genocidio/ Papa Leone XIII (1810-1903), eletto nel 1878, fu un pontefice di grande rilevanza per la Chiesa cattolica e per il suo approccio alle sfide della modernità. Riconobbe l'importanza del ruolo della Chiesa non solo in ambito spirituale, ma anche nelle questioni sociali e politiche emergenti. Questa consapevolezza lo portò a scrivere ben 86 encicliche, un vero e proprio corpus dottrinale volto a guidare la Chiesa in un'epoca di cambiamenti significativi, segnata dalla perdita del potere temporale del papato a seguito dell'Unità d'Italia. Attraverso queste encicliche, Leone XIII cercò di superare l'isolamento della Santa Sede e di offrire una prospettiva cristiana sulle problematiche del tempo.
Tra le sue numerose opere, spicca in particolare la Rerum Novarum (1891). Questa enciclica storica affrontò con lucidità e coraggio le questioni del lavoro e del capitale, proponendo una via mediana tra il socialismo e il capitalismo sfrenato e gettando le basi per la moderna dottrina sociale della Chiesa. Per questo, Leone XIII è ricordato come il "papa dei lavoratori" e il "papa sociale", un pioniere nell'applicazione dei principi evangelici alle realtà socio-economiche. Un aspetto singolare del suo pontificato fu un evento mistico che si dice abbia avuto il 13 ottobre 1884, dopo la celebrazione della Messa. In questa visione, Papa Leone XIII avrebbe assistito a un dialogo tra Dio e Satana, in cui il demonio si vantava di poter distruggere la Chiesa se gli fosse concesso un certo periodo di tempo e maggiore potere. Successivamente, avrebbe visto un'orda di demoni assaltare Roma e la Basilica di San Pietro, fermati solo dall'intervento di San Michele Arcangelo. Profondamente impressionato da questa visione, Leone XIII compose immediatamente la preghiera a San Michele Arcangelo, che ordinò venisse recitata al termine di ogni Messa in tutto il mondo come protezione contro le forze del male. Questa preghiera rimase parte della liturgia cattolica per molti anni. La combinazione della sua acuta analisi sociale e della sua profonda spiritualità, testimoniata anche da questa visione, rende Papa Leone XIII una figura complessa e influente, il cui pontificato segnò un punto di svolta per la Chiesa cattolica nel suo rapporto con il mondo moderno. Papa Leone XIII e il Vin MarianiIl Vin Mariani era una bevanda tonica creata nel 1863 dal chimico francese Angelo Mariani. Si trattava di un vino Bordeaux in cui venivano macerate foglie di coca peruviana, risultando in una bevanda contenente una modesta quantità di cocaina. Papa Leone XIII era un estimatore del Vin Mariani; non solo ne apprezzava le proprietà toniche, ma concesse anche a Mariani l'uso della sua immagine per la promozione del prodotto e gli conferì una medaglia d'oro in segno di apprezzamento. vivancoculturadevino.es+5Wikipedia+5Wikipedia+5 L'ispirazione per la Coca-ColaJohn Stith Pemberton, un farmacista di Atlanta, creò nel 1885 il "French Wine Coca", una bevanda ispirata al Vin Mariani, che combinava vino, foglie di coca e noci di cola. A causa delle leggi sulla proibizione dell'alcol, Pemberton sviluppò una versione analcolica della bevanda, sostituendo il vino con acqua carbonata e zucchero, dando origine alla Coca-Cola. Wikipedia+5Latest news & breaking headlines+5resources.unionkitchen.com+5Taste of France In sintesi, il Vin Mariani non solo fu apprezzato da figure di spicco come Papa Leone XIII, ma influenzò anche la creazione di una delle bevande più iconiche al mondo, la Coca-Cola. Gaza sotto assedio: Israele prepara la rioccupazione e lo sfollamento di massa
Il governo Netanyahu ha approvato un piano militare che mira alla rioccupazione totale della Striscia di Gaza e allo spostamento forzato della sua popolazione. Il piano, sostenuto dalla destra più estrema, non si limita alla distruzione di Hamas: punta alla trasformazione radicale del territorio e alla pulizia etnica mascherata da “emigrazione volontaria”. La popolazione civile di Gaza – 2,3 milioni di persone – viene considerata un ostacolo da rimuovere. Le “zone umanitarie” previste dal piano sono in realtà aree di confinamento sorvegliate militarmente, dove la sopravvivenza dipenderà dalla distribuzione di aiuti da parte di società private in accordo con Israele. Rafah, già devastata, diventerà un'enclave in cui si tenterà di convincere i palestinesi, stremati da guerra e fame, ad abbandonare la propria terra. Nel frattempo, le famiglie degli ostaggi israeliani insorgono: vogliono un accordo per salvarli, non una nuova offensiva che rischia di ucciderli. Ma per il governo, la liberazione degli ostaggi è secondaria rispetto alla "vittoria militare". Anche il ritorno dei coloni è ormai nei piani: le voci dell’ultradestra che chiedevano da tempo la ricostruzione degli insediamenti evacuati vent’anni fa stanno per diventare realtà. È l’ombra lunga di un progetto che somiglia fin troppo a un’annessione silenziosa. Il segretario dell’ONU, Antonio Guterres, ha lanciato l’allarme: una rioccupazione significherà altre migliaia di morti civili e distruzione senza fine. Ma l’Europa tace. E mentre gli Stati Uniti partecipano ai raid in Yemen, lo scenario si allarga, sempre più instabile, sempre più disumano. Gaza, ancora una volta, viene trattata come terra da svuotare. Ma è patria. È memoria. È diritto. Leggi l'articolo qqui: https://ilmanifesto.it/il-piano-di-israele-per-gaza-rioccupare-ed-espellere ANTIMILITARTE – Arte contro le guerre
Sabato 03 maggio 2025 si è tenuta l’inaugurazione della mostra ANTIMILITARTE al PAB di Portogruaro. Un grazie sentito a tutte e tutti coloro che hanno partecipato e contribuito a rendere speciale questa serata. ANTIMILITARTE è una collettiva d’arte contro le guerre, ospitata in uno spazio che da sempre è luogo di incontro, libertà creativa e spirito resistente. La mostra propone, attraverso pittura, fotografia, installazioni e collage, uno sguardo poetico, critico e condiviso sulla militarizzazione delle società e sui numerosi conflitti che affliggono il nostro pianeta. La serata inaugurale è stata arricchita dalla presentazione di Enrico Saba e dagli interventi musicali di Giancarlo Lombardi e Matteo Della Schiava. Espongono: Anton Spacapan · Ciua42 · Enrico “Carne” Tuzzi · Giulia Spanghero · Mara Fella · Marco Brunello · Cartiera Clandestina · Marco Novak · Mario Puglisi · Michele Nardon · Rino De Michele · Roberto Cantarutti · Salvatore Puddu ANTIMILITARTE è nata a Monfalcone all’interno della rassegna Ottobre Libertario e oggi si propone come progetto itinerante, capace di reinventarsi e contaminarsi positivamente ovunque trovi ascolto e affinità. L’intento è quello di proseguire un percorso di riflessione, condivisione e resistenza attraverso l’arte, per immaginare un mondo libero da guerre e oppressioni. Antimilitarismo: qualche dato per riflettere Nel 2023, la spesa militare globale ha superato i 2.443 miliardi di dollari (Fonte: Stockholm International Peace Research Institute – SIPRI, aprile 2024). È il livello più alto mai registrato: una crescita del 6,8% rispetto all’anno precedente. A fronte di questo dato, alcune stime di enti internazionali indicano che: Abolire la fame nel mondo richiederebbe circa 40 miliardi di dollari all’anno (FAO e World Food Programme) Garantire assistenza sanitaria di base universale costerebbe tra i 200 e i 300 miliardi di dollari all’anno (World Health Organization e World Bank, Global Monitoring Report) Mettendo insieme queste due voci – nutrire e curare l’umanità – si arriva a una cifra pari a circa il 12-15% della spesa militare mondiale annuale. In altre parole: con una piccola frazione dei fondi destinati agli armamenti, sarebbe possibile coprire i bisogni essenziali di miliardi di persone. L’obiettivo non è semplificare un tema complesso, né negare la presenza di conflitti nel mondo, ma ricordare che le scelte politiche e finanziarie riflettono delle priorità. E l’arte, che ruolo ha? Anche l’arte può fare la sua parte: non risolve, ma rivela. Può informare in modo creativo, aprire varchi nella consapevolezza, coinvolgere le persone non con slogan, ma con immagini, emozioni, domande. L’arte può rendere visibile ciò che i numeri da soli non dicono: la dignità negata, l’assurdità dell’eccesso, la fragilità della pace, ma anche la possibilità concreta di immaginare un mondo diverso. Questa mostra è un invito a guardare, a pensare, a scegliere. A sentire che la distanza tra un’arma e un pane non è solo economica, ma profondamente umana. La Germania valuta il divieto dell'AfD, partito di estrema destra
Dopo tre anni di indagini, l’intelligence tedesca (BfV) ha ufficialmente classificato Alternative für Deutschland (AfD) come un partito di estrema destra che viola la dignità umana, accusandolo di posizioni xenofobe, razziste e discriminatorie verso stranieri, musulmani ed ebrei. Il rapporto di oltre 1.000 pagine riapre il dibattito sulla messa al bando dell'AfD, che però resta una questione delicata: il partito è secondo nei sondaggi e ha molti seggi in Parlamento. Il cancelliere Olaf Scholz e la ministra dell’Interno Nancy Faeser invitano alla prudenza, ricordando che la Corte Costituzionale ha sempre respinto divieti simili in passato. Altri esponenti politici, come la vicepresidente della SPD Serpil Midyatli e il deputato CDU Marco Wanderwitz, chiedono invece di procedere subito con il divieto, sostenendo che ci sono ora elementi legali solidi per agire. Infine, anche la Linke sostiene la messa al bando, ma sottolinea l’errore di chi ha contribuito a “normalizzare” l’AfD, rafforzandone la presenza nella vita politica tedesca. Leggi l'articolo sul Manifesto. “Mi piacerebbe fare il Papa”: cos’ha detto Trump sui suoi cento giorni da presidente degli Usa
Donald Trump difende le tariffe record contro la Cina: “Lo meritano”, e mentre promette nuovi accordi con India e altri Paesi, nega l’intenzione di rimuovere le tariffe punitive. Intanto il commercio globale trema: Pechino smentisce contatti diplomatici, i traffici crollano, le imprese americane protestano, e l’economia USA inizia a rallentare. continua su: https://www.fanpage.it/esteri/mi-piacerebbe-fare-il-papa-cosha-detto-trump-sui-suoi-cento-giorni-da-presidente-degli-usa/ In occasione del 25 aprile, Lorenza Roiti, panettiera di Ascoli Piceno, ha esposto come ogni anno uno striscione dal contenuto semplice e civile: «25 Aprile, buono come il pane bello come l’antifascismo». Nonostante il messaggio perfettamente in linea con i valori costituzionali, Roiti è stata visitata due volte da Polizia di Stato e Polizia Municipale per «accertamenti» e invitata a identificarsi.
Il gesto ha sollevato forti critiche. La senatrice Ilaria Cucchi ha annunciato un'interrogazione parlamentare per chiarire l'accaduto, sottolineando l'anomalia di un intervento così invasivo su una manifestazione pacifica e privata. Anche la Cgil ha espresso preoccupazione: in Italia si respira un clima in cui l’antifascismo, fondamento della Repubblica, sembra diventato un problema da controllare. Il questore di Ascoli Piceno ha minimizzato parlando di «normale osservazione», ma il messaggio che passa è inquietante: in uno Stato democratico, esprimere valori costituzionali non dovrebbe mai richiedere "controlli" di polizia. Se episodi come questi si moltiplicano, il rischio concreto è scivolare verso una logica di sorveglianza e intimidazione: una deriva da Stato di Polizia, incompatibile con i principi della Liberazione Con la sobrietà FESTOSA che si addice alla memoria di una Liberazione dal nazifascismo. Ripeto: Liberazione dal nazifascismo.
Il termine nazifascismo unisce nazismo (Germania di Hitler) e fascismo (Italia di Mussolini), due regimi totalitari che dominarono l’Europa tra gli anni ’20 e ’40 del Novecento. Basati su violenza di Stato, repressione del dissenso, razzismo, culto del capo, provocarono la catastrofe della Seconda Guerra Mondiale. Conseguenze principali: Oltre 60 milioni di morti nel mondo (tra guerra, deportazioni e massacri). Circa 6 milioni di ebrei sterminati dalla macchina genocida nazista. Milioni di prigionieri politici, dissidenti, partigiani, minoranze etniche e sociali perseguitati, deportati, uccisi nei campi di concentramento e lavoro. In Italia: Centinaia di migliaia di antifascisti incarcerati, torturati o uccisi dal regime fascista e dai repubblichini dopo l’8 settembre 1943. Circa 45.000 partigiani e civili uccisi nella lotta di Resistenza. https://ilmanifesto.it/paramedici-giustiziati-a-rafah-israele-si-assolve
La casa Sirene accese, mezza luna rossa, ambulanze in fila, preghiere di tregua, una corsa sfrenata tra le macerie per strappare al nulla un respiro. Quindici, con tute arancioni riflettenti con flebo, barelle e pietà, scendevano dai mezzi non per aggredire, ma per soccorrere. Spari, un lampo, poi il buio marchiato a fuoco, dai proiettili traccianti, come un bovino al macello. Un telefono ha visto, ha registrato ogni battito, ogni ordine in ebraico, ogni colpo a distanza ravvicinata. «Avanzavano in modo sospetto», ha detto chi ha premuto il grilletto. Ma il video sconfessa, è il testimone elettronico, neutrale che grida verità e gemiti agonizzanti. Adesso sono tutti quindici assieme dentro la loro casa: una fossa comune, come se non fossero stati medici ma devastatori ruvidi, ciechi. Invece erano cura, erano carezza. Il video scheggia la menzogna. In quel confine sottilissimo tra restare vivi o entrare in una fossa comune, resta la poesia: che non può consolare, può soltanto gridare con la lingua dei morti. Gaza Aprile 2025 Joseph
Dove sono finiti il grasso e il feltro, Joseph? Non dirmi che ci serve un’altra guerra, un altro aereo abbattuto, per riscoprire una direzione etica, verso gli altri, verso la Terra che non ci accoglie: siamo noi la Terra, noi e gli animali, noi e tutto ciò che vive. Parlami ancora del tuo silenzio, della tua visione come illusione necessaria. Mostrami dove stanno gli atti salvifici, io credo che esistano, rintanati in un angolo remoto della mente. Indicami le tue ferite di guerra: sono anche le nostre. Dove sono le coperte di feltro? Dov’è il grasso che cura? È vivo il coyote? Hai rimarginato almeno una ferita della società? È rimasta, da qualche parte, quella cordialità ostinata, quel coraggio di negare e di pronunciare parole nuove, immaginare visioni diverse? Tu sei diventato una quercia, e noi, pietre. Ma non possiamo smettere di parlarci. Joseph! Non puoi smettere di risorgere, di continuare a vivere. Aprile 2025 Per Joseph Beuys (12 maggio 1921 – 23 gennaio 1986) radiosilenzio?
Una foto al giorno, in bianco e nero Dal 21 aprile 2025, data che, purtroppo, sarà ricordata anche per la scomparsa di Papa Francesco, figura di rottura e profonda innovazione spirituale e umana, inizierò a pubblicare una fotografia al giorno sul mio sito. Scatti quotidiani, rigorosamente in bianco e nero, eseguiti con lo smartphone e presentati in formato quadrato.
|